DI FRONTE ALL’EPIDEMIA COVID-19: DALL’UNIVERSITÀ DI PAVIA UN’INDAGINE SUI COMPORTAMENTI E GLI ATTEGGIAMENTI DI CITTADINE E CITTADINI ITALIANI

Il CIRSIS (Centro Interdipartimentale di Studi e Ricerche sui Sistemi di Istruzione Superiore), un centro di ricerca dell’Università di Pavia cui partecipano otto Dipartimenti, ha realizzato, in collaborazione con la società QuestLab di Venezia, un’indagine sull’epidemia da Coronavirus intervistando un campione di 1.500 cittadini italiani su alcuni temi: (English below)

  • il livello di allarme sociale provocato dall’epidemia,
  • la preoccupazione per le sue conseguenze,
  • i mezzi utilizzati dai cittadini per informarsi durante il primo periodo della crisi,
  • la fiducia nelle diverse fonti di informazione utilizzate,
  • i comportamenti e gli orientamenti nella prima fase dell’emergenza.

Dieci domande sono state rivolte a 700 cittadine e cittadini delle tre regioni più colpite dall’epidemia (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) e a 800 cittadini e cittadine delle altre regioni italiane. Agli intervistati è stato, inoltre, chiesto di fornire informazioni sul comune di residenza, il sesso, l’età, il titolo di studio e la condizione professionale.

Le interviste sono state condotte per telefono tra giovedì 5 marzo e sabato 14 marzo nei giorni in cui il numero delle persone contagiate dal virus comunicato dalla Protezione civile è passato da 2.706 a 17.750 e il governo ha deciso misure restrittive degli spostamenti per la Lombardia e 14 province del Centro Nord (8 marzo), ha esteso tali misure a tutte le Regioni (9 marzo) e, infine, ha disposto la chiusura di negozi, bar e ristoranti (11 marzo).

In attesa di compiere un’analisi più approfondita dei dati raccolti, la lettura dei primi risultati suggerisce alcuni punti che meritano attenzione:

  • nella prima metà di marzo, la piena percezione del pericolo rappresentato dalla diffusione del virus è stata lenta e territorialmente differenziata;
  • i tre provvedimenti governativi dell’8, 9 e 11 marzo hanno contribuito notevolmente a intensificare tale percezione accrescendo il livello di allarme sociale nei confronti dell’epidemia;
  • tra i comportamenti di protezione di sé e degli altri contro il contagio, il lavarsi spesso le mani era già diffusissimo al momento delle interviste; la diffusione dei comportamenti legati al distanziamento sociale, invece, è cresciuta moltissimo nella prima metà di marzo in corrispondenza con le misure decise dal governo;
  • suscitano forte preoccupazione gli atteggiamenti e i comportamenti delle persone più anziane e meno istruite (che spesso sono le stesse); in particolare, gli anziani pur tenendosi informati attraverso i telegiornali, sono quelle che si sono preoccupate di meno e hanno adottato condotte prudenti meno degli altri; questo potrebbe aver contribuito alla rapida crescita del contagio in questa parte della popolazione;
  • già prima della metà di marzo, la preoccupazione degli italiani per le conseguenze dell’epidemia sull’economia nazionale era altissima; inoltre, quasi la metà degli intervistati riteneva che la situazione determinata dall’epidemia non si sarebbe risolta prima di 3 mesi; ciò induce a pensare che gli italiani si aspettino una risposta pubblica all’epidemia capace di salvaguardare sia la salute sia le condizioni economiche con un orizzonte temporale medio-lungo;
  • di fronte alla diffusione del virus e alle sue conseguenze, i cittadini hanno dimostrato di nutrire un’altissima fiducia verso gli attori che rappresentano il mondo della scienza e della sanità e una forte fiducia anche nel governo nazionale e nei governi regionali; ciò suggerisce che la risposta alla crisi determinata dall’epidemia debba poggiare su questi due pilastri oltre che sull’azione congiunta del governo nazionale e dei governi regionali; i dati raccolti mostrano l’esistenza di un patrimonio di fiducia che non va dilapidato;
  • in un momento di emergenza, i telegiornali restano la fonte di informazione principale dei cittadini, anche se sorgono dubbi sulla loro efficacia comunicativa verso le fasce più anziane della popolazione;
  • durante lo sviluppo della crisi, è considerevolmente aumentata la fruizione dei siti web, dei giornali online, dei social media e delle trasmissione televisive di approfondimento scientifico; i dati raccolti mostrano, però, l’esistenza di un forte “digital divide” a svantaggio degli anziani e dei meno istruiti; queste fasce più deboli della popolazione sono anche quelle meno capaci di combinare l’uso di più fonti per informarsi.

In allegato la documentazione: “Di fronte all’Epidemia COVID-19: Alcuni primi risultati di un’indagine” 24 marzo 2020 CIRSIS a cura di Monia Anzivino, Flavio Ceravolo e Michele Rostan.

UNIPV CIRSIS – Di fronte a COVID19 – Report

UNIPV CIRSIS – Di fornte a COVID19 – Allegati

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Facing COVID-19: An investigation into the behaviors and attitudes of Italian citizens in a period of health emergency

CIRSIS – the Centre for Study and Research on Higher Education Systems of the University of Pavia has carried out, in collaboration with the QuestLab company in Venice, an investigation into the coronavirus epidemic by interviewing a sample of 1,500 Italian citizens on some topics:

  • the level of social alarm caused by the epidemic,
  • concern for its consequences,
  • the media used by citizens to inform themselves during the first period of the crisis,
  • trust in the different sources of information,
  • behaviors and orientations in the first phase of the emergency.

Ten questions were asked to 700 citizens of the three regions most affected by the epidemic (Lombardy, Veneto and Emilia-Romagna) and to 800 citizens of other Italian regions. We also asked interviewees to provide information on the municipality of residence, gender, age, educational qualification and professional status. We carried out phone interviews between Thursday 5 March and Saturday 14 March on the days when the number of people infected with the virus communicated by the Civil Protection increased from 2,706 to 17,750 and the Government decided measures to restrict mobility for Lombardy and 14 provinces of the Center and North (March 8), extended these rules to all Regions (March 9) and, finally, ordered the closure of shops, bars and restaurants (March 11).

Waiting for a more in-depth analysis of the data collected, first results suggests some points that deserve attention:

  • In the first half of March, the full perception of the danger represented by the spread of the virus was slow and territorially differentiated;
  • The three governmental provisions of 8, 9 and 11 March have significantly contributed to intensifying this perception by increasing the level of social alarm towards the epidemic;
  • Among the prevention behaviors against contagion, washing one’s hands often was already widespread at the time of the interviews; on the other hand, the spread of behavior related to social distancing increased dramatically in the first half of March in correspondence with the special regulations issued by the Government;
  • The attitudes and behaviors of older and less educated people (which are often the same) are of great concern; in particular, the elderly – the people most exposed to the most serious possible effects of the infection – while keeping themselves informed through the television news, are those who have been least concerned and have adopted prudent behaviors less than the others; this may have contributed to the rapid growth of contagion in this part of the population;
  • Even before mid-March, the concern of Italians about the consequences of the epidemic on the national economy was very high; in addition, almost half of the interviewees believed that the situation caused by the epidemic would not have resolved before 3 months; this leads us to think that Italians expect a public response to the epidemic capable of safeguarding both health and economic conditions with a medium-long time horizon;
  • Faced with the spread of the virus and its consequences, citizens have shown that they have a very high confidence in the actors representing the world of science and health and a strong trust also in the national and regional governments; this suggests that the response to the crisis caused by the epidemic should rest on these two pillars as well as on the joint action of the national and regional governments; the collected data show the existence of a wealth of trust that should not be wasted;
  • In an emergency, television news programs remain the main source of information for citizens, even if doubts arise about their communicative effectiveness towards the older sections of the population;
  • During the development of the crisis, the use of websites, online newspapers, social media and television broadcasts popularizing scientific research increased considerably; the data collected show, however, the existence of a strong “digital divide” to the detriment of the elderly and the less educated; these weaker sections of the population are also the least capable of combining the use of multiple sources to obtain information.

Note: The Interdepartmental Center for Studies and Research on Higher Education Systems (CIRSIS) is a research unit of the University of Pavia to which eight Departments belong: Department of Biology and Biotechnology “L. Spallanzani “, Department of Chemistry, Department of Mathematics” F. Casorati “, Department of Molecular Medicine, Department of Clinical-Surgical, Diagnostic and Pediatric Sciences, Department of Industrial and Information Engineering, Department of Economic and Business Sciences and Department of Political and Social Sciences. The research group that conducted the investigation is composed of Monia Anzivino, Flavio A. Ceravolo and Michele Rostan, President of the Center.

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