CATERINA FEDERICI, LA FORZA GENTILE DELL’INNOVAZIONE

Mario Morcellini, Professore Emerito di Comunicazione
Sapienza Università di Roma
5 settembre 2023

A 73 anni, la Prof.ssa Caterina Federici ha trovato la morte nell’amatissimo mare dell’Argentario, che era diventato per lei una seconda cattedra universitaria “ad ampia diffusione”. Esponente di una famiglia amerina che ha largamente meritato nei termini di un amore non certo retorico per l’Umbria (cito solo la madre Igea, che ha firmato molti testi capaci di illuminare luoghi, aspetti singoli e di insieme della nostra regione), Caterina Federici ha rappresentato pienamente il profilo di un’intellettuale moderna sempre sintonizzata sui cambiamenti. Ha onorato e rafforzato la sua Università di appartenenza, l’Ateneo perugino, contribuendo ad amplificarne i confini disciplinari e geografici, grazie alla nuova e bella sede di Narni. Esponente di una Sociologia non accigliata, studiosa attenta del pensiero classico, da Georg Simmel alle Scienze sociali francesi, attenta a tutte le crisi contemporanee, dalla sicurezza alle disuguaglianze anche di genere, ha fondato Corsi di studio e Riviste scientifiche, ma ha soprattutto inventato il Festival Internazionale della Sociologia di Narni, nel contesto di una collaborazione gratificante con l’Amministrazione comunale. Altre regioni e Accademie ci hanno ripetutamente invidiato una docente che ha fatto dell’innovazione scientifica, ma soprattutto culturale, la sua cifra distintiva. In tutto ha portato un entusiasmo contagioso lungo le sue iniziative e sempre con il sorriso che le illuminava il volto.

Questo è il momento in cui il nostro cuore ha bisogno di riconoscere la consolazione di aver potuto contare sulla reciprocità dell’amicizia, a riprova ancora una volta della forza dell’incontro. La postura della sua personalità era tale da valorizzare e rinnovare la nostra regione, ma in particolare la cultura individuale e collettiva, sempre lavorando sulla partecipazione di tutti e sulla valorizzazione dei giovani. Costruiva potentemente relazioni di intesa, come ha mirabilmente osservato oggi il “patriarca scientifico” del Festival, Alessandro Cavalli.

E’ stata una studiosa e una donna lontana da qualunque afasia. Sembrava sapere naturalmente che essa è un disturbo della comunicazione e dunque un limite all’interazione. Ecco perché è nostro compito impegnarci affinché il Festival di Narni non muoia. Quella che Eliot ha definito poeticamente “la morte per acqua” ci ha privato della sua presenza fisica, ma noi non dimenticheremo la mobilitazione positiva che moltiplicava le energie di quanti incrociava. Ha creduto profondamente nella divulgazione e nella capacità di aprire le Scienze sociali ben oltre le élite o gli addetti ai lavori. Ci ha creduto talmente da mostrare uno straordinario coraggio civile confermando le puntate del Festival di Narni persino al tempo dell’emergenza Covid.

Anche questo significa onorare la Sociologia in un momento in cui molti hanno scelto la prudenza come un anno sabatico. Non lei, perché sapeva valorizzare il senso profondo e nascosto dell’esperienza umana e professionale, nel segno di un’impronta che non lasceremo disperdere.

 

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