di Mirella Giannini
Mimmo De Masi, sociologo del lavoro, ci ha lasciato sabato 9 settembre, troppo rapidamente. Non ce lo aspettavamo, l’avevamo visto poche settimane prima, stava bene, sorrideva come sempre.
Poche parole non sono sufficienti per ricordare la sua figura di studioso e la sua personalità.
Con i suoi scritti sulla società postindustriale, sull’ozio creativo, sulla amministrazione pubblica, sulla felicità negata e sul telelavoro ora smart working, Mimmo aveva individuato in anticipo forme sociali e lavorative in cui si trovano coinvolte le nuove generazioni.
Ci teneva ai giovani, si sentiva e si dichiarava educatore. Infatti parlava agli adulti, soprattutto ai politici, perché preparassero spazi sociali e lavorativi per il futuro dei giovani.
Era un educatore, perciò in grado di parlare senza la superbia dello scienziato ma con l’allegra ironia del comunicatore.
Ecco questo lo ha contraddistinto, la capacità di analizzare il sociale insieme alla joie de vivre, capacità che sapeva comunicare a tutti quelli che l’hanno conosciuto o anche solo ascoltato.