Tra le culture giovanili radicate in un uso alternativo dello spazio urbano, lo skateboard costituisce oggi una delle presenze più rilevanti e più visibili. Nato nella California degli anni Sessanta come derivazione del surf, approdato in Italia verso la metà del decennio successivo, si diffonde poi progressivamente diventando una delle pratiche urbane più significative, da un lato mantenendo la propria origine trasgressiva e subculturale, dall’altro lato istituzionalizzandosi come sport, con tanto di scuole, competizioni e skatepark riservati. Ad oggi lo skateboard è così al contempo una pratica ludico-sportiva, una cultura, un settore di mercato, in cui sono coinvolti un numero consistente di giovani, e anche di meno giovani. Proprio in Italia, peraltro, l’urbanistica e l’architettura che caratterizzano molte città – in cui si intrecciano edifici storici, piazze e monumenti con aree industriali e parchi di quartiere – offrono uno sfondo unico per la pratica: gli skater si appropriano così di volta in volta temporaneamente di questi luoghi, trasformandoli in palestre dove allenarsi e, attraverso video postati sui social network digitali, palchi dove esibirsi. Certo questo sguardo alternativo sullo spazio urbano non è privo di potenziale dialettico, poiché spesso si scontra con le normative locali, con gli usi predominanti dei luoghi, e con la percezione pubblica ancora diffusa di questa pratica come disturbante e potenzialmente dannosa. E tuttavia lo skateboard sembra essere sempre più spesso considerato come una presenza consueta ed in qualche modo accettabile. E se per un verso rimangono espliciti i tentativi da parte istituzionale di confinarlo e controllarlo in luoghi e forme regolamentati; per altro verso gli skater, mentre contrastano questi processi rivendicando le origini trasgressive della pratica e rifiutando di stare sempre dentro ai confini che vengono posti, al contempo le appoggiano nel momento in cui portano alla costruzione di luoghi dedicati, all’organizzazione di eventi, a forme di sostegno per la pratica. Il volume si propone allora di cominciare ad esplorare questo complesso universo dello skateboard in Italia, a partire da quella che di fatto costituisce la prima ricerca sociologica condotta su questo fenomeno su scala nazionale.