È venuto a mancare Harrison Colyar White

Nella notte fra sabato e domenica, è venuto a mancare Harrison Colyar White (1930-2024). “Maestro dei maestri” (è con lui, infatti, che si sono formati alcuni dei sociologi più influenti degli ultimi decenni; fra gli altri, Paul DiMaggio, Mark Granovetter, Peter Bearman, Barry Wellman, John Padgett, Ronald Breiger, Eric Leifer), pioniere della svolta relazionale che tuttora caratterizza la sociologia contemporanea, professore ad Harvard, Chicago e Columbia, è stato definito “il Copernico e il Galileo” della social network analysis, a cui ha fornito tanto le prospettive teoriche di fondo che gli strumenti operativi per la ricerca empirica. White si è mosso con la massima eleganza analitica fra ambiti epistemologici eterogenei, ha coniato neologismi e forgiato concetti (blockmodeling, netdom, catnet, switching), costruendo un approccio intrinsecamente originale: come ha osservato Randall Collins, «la creatività è perlopiù ricombinazione, l’unione di materiali disparati da fonti diverse. Se si elaborasse qualcosa di nuovo al 100%, senza alcun legame con niente di già esistente, non ci sarebbero lettori perché nessuno sarebbe capace di comprenderlo. Il rapporto, piuttosto, dovrebbe essere 90% già noto e 10% nuovo. Forse James Joyce era 60% nuovo, ma c’era comunque qualcuno in grado di capire cosa stesse facendo. In sociologia, Harrison White è l’esempio di un autore che non è ben compreso perché le sue idee e i suoi concetti sono del tutto inediti». L’eredità di Harrison White è un patrimonio disciplinare cospicuo, che può orientare le ricercatrici e i ricercatori del prossimo futuro.

Carmelo Lombardo, Sapienza Università di Roma
Marco Santoro, Alma Mater Studiorum Università di Bologna

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