
Il valore nel terzo settore: un dibattito interdisciplinare in corso. A cura di Paolo Ricci
WELFARE E ERGONOMIA
Assenza dello scopo di lucro, difficoltà di utilizzare criteri finanziari affidabili, managerialità o professionalità non sempre diffuse oltre a una missione complessa, fortemente influenzata da fattori esogeni e mutevoli, rendono il terzo settore un’area particolare delle organizzazioni economiche, che ancora sfugge da compiute concettualizzazioni e il cui dibattito resta sostanzialmente asimmetrico: mentre sono chiaramente evidenziate le sue rilevanti potenzialità, non appaiono altrettanto approfonditi i temi del rischio economico e le criticità legate al suo coinvolgimento nella politica sociale.
In generale, le diverse tradizioni teoriche che hanno animato la discussione scientifica non hanno saputo dialogare, convergendo solo raramente su approcci interpretativi effettivamente inclusivi di proposte interpretative, disorganiche e frammentarie. In questo senso, natura e soggettività, valore perseguito, misurazione degli impatti, e strumenti di accountability sembrano, in effetti, elementi bisognosi di ulteriori approfondimenti.
D’altra parte, il confine tra Stato e società civile rimane piuttosto labile, con il soggetto politico sempre più rilevante nel suo ruolo di interprete della tipologia e della natura degli interessi collettivi della comunità, e conseguendone un terzo settore declinabile in una tripartizione che distingue:
- un micro-livello, relativo al contesto della singola organizzazione;
- un meso-livello, relativo all’insieme delle organizzazioni che servono un ambito locale (territoriale, provinciale, regionale);
un macro-livello, che fa riferimento a sistemi completi di organizzazioni non-profit, nel contesto nazionale o sovra-nazionale.
