INTERSEZIONALITÀ E SOCIOLOGIA: TEORIE E METODOLOGIE APPLICATE AGLI STUDI DI GENERE E DELLA SESSUALITÀ
Il concetto di intersezionalità è emerso in letteratura scientifica come conseguenza delle riflessioni condotte sulle esperienze vissute di femministe nere, donne di colore, persone LGBT+ e queer (Anzaldúa, 1987; Crenshaw, 1989; Collins, 1990; Collins e Bilge 2016; Thompson-Garland, 2011; Grzanka, 2014; Weber, 2001). L’intersezionalità non è semplicemente un esercizio di connotazione delle identità o delle posizioni sociali, come “razza”, classe, genere, sessualità, abilità e religione, ma piuttosto un quadro analitico in cui esaminare, criticare e contestualizzare gli effetti cumulativi della sovrapposizione tra tipi di diseguaglianza e come si intersecano aree sistemiche e durature di iniquità, privilegio, vulnerabilità. L’utilizzo della lente intersezionale richiama l’attenzione su come eterosessismo, abilità, patriarcato, xenofobia, oppressione di classe interagiscono tra loro nei sistemi istituzionali, politici e sociali e con effetti visibili in termini di esclusione e marginalizzazione di una popolazione crescente. L’intersezionalità negli studi di genere e della sessualità è un approccio analitico per comprendere come le relazioni sociali possono essere informate dai sistemi socio-economici globali che contribuiscono all’ampio divario tra ricchi e poveri, maggioranze e minoranze, dominanti e dominati e a tutte le relative pratiche di coercizione, schiavitù ed emarginazione causate da questa disuguaglianza (Gipson, 2017; Kawano & Chang, 2019; Kuri, 2017; Sajnani, 2012, 2013; 2016; Talwar, 10, 2019). Analizzando come più categorie sociali sono interconnesse e costruite all’interno delle relazioni di potere, l’intersezionalità cerca in ultima analisi di potenziare gli individui provenienti da gruppi emarginati e correggere gli squilibri di potere.
