Il sangue non è una cosa banale: mette in discussione le rappresentazioni più intime della natura umana ed è al centro del nostro immaginario in quanto esseri umani. La donazione del sangue chiama in causa in modo molto concreto lo statuto del corpo; è il veicolo della nostra vita e non può essere surrogato né sintetizzato artificialmente. Evidenzia i concetti stessi di dono e altruismo.
Il sangue quindi definisce l’uomo e la società in cui vive ed è probabilmente per questo che tutte le culture fanno costantemente riferimento al potere metaforico del sangue. Sia che le comunità si definiscano attorno ad un sacrificio che garantisce loro la protezione divina, sia che si tratti di caratteristiche ereditarie, in tutti i casi è il riferimento al sangue a stabilire il legame sociale. Per questo motivo si tratta di un tema che le scienze sociali non possono trascurare.
In proposito, molti studiosi hanno rilevato come le modalità e le forme attraverso cui è organizzato il sistema di raccolta, conservazione e distribuzione del sangue in una determinata società rappresentino un indicatore decisivo per valutare il grado di sviluppo morale e civile delle sue istituzioni.
Il presente volume si inserisce in questo ormai ricco filone di studi ed è volto ad illustrare e commentare i risultati di un’indagine campionaria sui giovani (18-35 anni) donatori di sangue associati ad AVIS, inquadrandoli nell’ambito del dibattito scientifico sul dono e sul ruolo che esso svolge nelle società complesse, a partire dal contributo fondativo e pionieristico di Richard Titmuss.
Il volume si rivolge agli studiosi del Terzo Settore, agli studenti universitari − fornendo loro un esempio di ricerca empirica quantitativa realizzata con la tecnica CAWI − nonché a tutti coloro che operano nell’ambito delle politiche sanitarie e socio-assistenziali, ai quali offre numerosi spunti per l’implementazione di interventi di carattere promozionale.